Guardiani della Galassia Volume 3
I Guardiani continuano a rendere più ospitabile la loro base, la struttura spaziale chiamata Knowhere, dove tra le altre cose diffondono anche buona musica. Peter Quill è però inconsolabile per la perdita di Gamora, che è ancora in vita ma in una versione proveniente da una diversa linea temporale, dove non ha mai avuto alcuna relazione gli altri Guardiani. Il capo della squadra è così in preda ai fumi dell'alcol quando i Guardiani vengono attaccati da Adam Warlock, che riesce a ferire gravemente Rocket. I tentativi di curare il geniale procione falliscono, perché è stato installato in lui un sistema di sicurezza che ne impedisce ogni alterazione. Per salvarlo i Guardiani dovranno risalire alle origini di Rocket e affrontare il suo creatore: l'Alto Evoluzionario, un essere quasi divino deciso e creare una razza perfetta per popolare la propria utopia.
Sicuramente uno dei più riusciti Marvel Movie della nuova fase, “Guardiani della Galassia Volume 3” è anche del tutto separato dalla trama portante del Multiverso, che ha toccato quasi tutti gli altri film. L'Alto Evoluzionario è infatti una nemesi che vive del tutto in questa galassia e la sua Controterra non è un'altra dimensione, bensì un pianeta modificato fino a sembrare analogo alla Terra. Anche Adam Warlock, il nuovo potente personaggio, ha radici piantate nel film precedente: è infatti il figlio in provetta di Ayesha, la regina dei Sovereign - che scopriamo essere una civiltà a sua volta creata dall'Alto Evoluzionario, il quale non si farebbe scrupoli a sterminarla qualora si rivelasse inutile ai suoi scopi, ossia riportargli Rocket. Vari flashback illumineranno infatti la storia del procione spaziale e sveleranno quanto egli sia unico e prezioso per questa sorta di divinità ossessionata dall'eugenetica. Che l'Alto Evoluzionario, interpretato in modo molto convincente da Chukwudi Iwuji, sia creatore di innumerevoli esperimenti permette al film di sfoggiare una impressionante quantità di creature uniche, uno sforzo immane per i dipartimenti del trucco, che rende il film non solo molto vario ma pure molto concreto. Per quanto non manchino esseri in larga parte realizzati in CGI, la maggior parte è invece frutto di trucco prostetico e di altro tipo. Così come è del tutto analogico Adam Warlock, dalla pelle dorata e con una sorta di gemma incastonata in fronte, molto meno digitale per esempio di Captain Marvel quando si carica di energia, pur avendo più o meno lo stesso livello di potere. Warlock, personaggio di nobilissima origine fumettistica, protagonista di storie di fantascienza filosofiche ed esistenzialiste, è però inevitabilmente stravolto dal tono dei Guardiani della Galassia e finisce per essere un ennesimo e dimenticabile analogo di Superman. Se questo è un vero peccato solo per i lettori di fumetti, anche gli spettatori ignari di chi sia non ne saranno certo impressionati.
L'altro piccolo difetto del film è che, per essere un capitolo conclusivo, ha un cuore tragico tutto nel passato, nei flashback di Rocket, mentre da un certo punto in poi nel presente del racconto le cose iniziano ad andare costantemente bene ai Guardiani, togliendo tensione alla resa dei conti e a quello che per due terzi del villain era stato un minaccioso antagonista. D'altra parte non è un film che vuole concludersi in tragedia e lancia invece i suoi vari protagonisti verso un nuovo cammino, per alcuni di pace, per altri di ricerca personale e per altri ancora di nuove avventure, tutti però maturati rispetto alla goliardia quasi demenziale degli esordi, finalmente con piena coscienza di loro stessi. In particolare colpiscono la crescita di Mantis, Drax e Nebula, oltre naturalmente a quella di Rocket, vero cuore del film. La nuova Gamora pure è una figura interessante, perché rifiuta di essere la copia della sua versione precedente e quindi ha scelto una strada diversa e un'altra famiglia spaziale: i Ravagers guidati da Stakar Ogord, alias Sylvester Stallone. Hanno poi un ruolo secondario ma non trascurabile anche Kraglin, una figura volutamente insicura e spesso in imbarazzo, e la cagnetta Cosmo, che in lingua originale ha la voce con accento russo di Maria Bakalova. Il suo personaggio era senz'altro più simpatico e spiazzante a fumetti, con la coscienza di chi è cresciuto sotto i dogmi del comunismo, mentre al cinema prevale il suo animo canino, e questo analogo della mitica Laika vuole solo farsi dire che è un bravo cane e non un cattivo cane.
Tra i pezzi forti del film spiccano i due piani sequenza, più che altro per il loro accompagnamento musicale. Il primo è nel prologo, musicato da Creep dei Radiohead, a segnalare subito il tono più sobrio e malinconico di “Guardiani della Galassia Volume 3” e in particolare di Rocket. Anche il cartello dei Marvel Studios infatti fa a meno della sua trionfalistica marcetta. Il secondo è invece un pezzo d'azione, con un combattimento realizzato più o meno con la stessa tecnica di Kingsman, cancellando gli stacchi in una danza di accelerazioni e slow motion, qui accompagnata da No Sleep Till Brooklyn dei Beastie Boys. Ma la colonna sonora è così ricca di ottimi pezzi che persino attendere la fine dei credits questa volta non è un peso, grazie alle note di Badlands di Bruce Springsteen.
Immancabili le scene durante e alla fine dei titoli di coda, di cui meglio non dire nulla. “Guardiani della Galassia Volume 3” è di per sé un buon finale di trilogia, fedele alle emozioni dei suoi personaggi, oltre che irresistibile juke box.