Animali fantastici e dove trovarli

L'anteprima europea a Londra, nella tradizionale Leicester Square, era un evento atteso con straordinaria trepidazione dai fan cresciuti ma nostalgici di Harry Potter. Le nuove avventure, si sa, sono ambientate nella New York del 1926, tutta ricostruita nei Warner Bros Studios di Leavesden, fuori Londra. Al centro di tutto c'è il magizoologo Newt Scamander, autore del libro di testo ristampato 52 volte e studiato da Harry Potter e Co a Hogwarts: “Animali fantastici e dove trovarli”. Si chiama così il film, già benedetto da una media di gradimento critico pari al cento per cento certificato dal sito specializzato Rotten Tomatoes. E in effetti il film è godibilissimo e perfetto per una generazione cresciuta, film dopo film dalle pietre filosofali ai doni della morte, giusta per un nuovo scenario politico ma anche per i temi consueti nella saga della tolleranza, della paura del diverso cui si aggiunge, preponderante, quella dell'ecologia. Magia possibile solo alla Rowling, c'è perfino un politico biondo razzista che somiglia tanto a un miliardario che sta per sedere alla Casa Bianca. La scommessa su cui poggia il film però è Newt Scamander, un po' Chaplin con le scarpone bombate e i piedi a papera, un po' Mary Poppins con la valigia che contiene un mondo di animali davvero fantastici che per accidente finiscono per fuggire in una New York molto romantica. Classico scambio di valigetta, coinvolgimento di due maghe sorelle e di un No-mag (così li chiamano in America i Babbani) un aspirante panettiere simpaticissimo. In America le due società, quella magica e quella umana, non si intersecano in alcun modo. I fatati, riuniti nel congresso magico MACUSA, presieduto da un'affascinante guida vogliono restare invisibili alla società per evitare una caccia alle streghe alimentata dai fondamentalisti Nuovi Salesiani, una guerra di mondi. E certo un gruppo di bestie buffe o letali non aiuta a mantenere l'anonimato.
Le bestie davvero fantastiche: lo Snaso, una sorta di ornitorinco con cui Scamander ha un rapporto di amore-odio, perché quello è sempre in fuga a caccia di oro e gioielli da infilare nel marsupio senza fondo, il Tuono alato, una sorta di ippogrifo gigante che il Magizoologo vorrebbe riportare nell'habitat naturale, in Arizona. L'erumpent è una sorta di gigantesca rinoceronte in calore a caccia di un compagno che si ritrova a corteggiare in modo deciso il povero No-Mag. E poi il preferito di Scamander, Asticello, una sorta di piccolissimo albero affusolato e tascabile. La valigetta, il mondo degli animali e le nuove fazioni dei maghi ci accompagneranno ancora negli anni: in quello che segna il suo debutto da sceneggiatrice J.K.Rowling (alla regia il fido David Yates) pone le basi per altri quattro film, prossima fermata Parigi.
Eddie Redmayne, il Magizoologo Newt Scamander, entra nella stanza del Claridges Hotel cantando. E ne ha ben donde: l'attore inglese, già premio Oscar per “La Teoria del tutto”, è al centro della nuova saga.
Lei fece l'audizione per fare il giovane Voldemort, ma fu bocciato. Eccola protagonista della nuova saga. “Sì. E mi sento molto bene. Feci l'audizione, ai tempi dell'università, per il ruolo del giovane Voldemort, Tom Riddle. C'era una folla di pretendenti, partecipai a una audizione massiccia con qualche aiuto assistente del casting e non sopravvissi alla seconda riga di copione. No, non fu un successo. Poi ho speso anni per imparare a recitare ed ora eccomi qui”.
E ora eccola qui. “Si. Allora fui triste, ho amato la saga della Rowling, mi piaceva l'appuntamento con questo suo abbraccio cinematografico, ogni volta. Quando ho letto questo copione, mi hanno colpito il calore e la meraviglia. Sono fiero di aver fatto questo film”.
Quindi fu un bene che non la presero allora. “Sì. sono stato fortunato. Mi hanno bocciato parecchie volte, al provino per “The Hobbit”, a quello per Kylo Ren di “Star Wars”. Si vede che doveva essere Scamander. Mi hanno fatto fuori ai pilot di serie come Downton Abbey e Trono di Spade, ma se mi avessero preso in queste avventure bellissime sarei stato impegnato per infinite stagioni...”.
Sta firmando anche qui per cinque stagioni, un bell'impegno. “È vero. La prima volta che ho letto la storia mi sembrava un film a sé stante, completo, anche se aveva potenzialità per sviluppi ulteriori e avevo firmato per questa possibilità. Ma da attore vuoi raccontare storie fantastiche e interpretare personaggi carismatici. J.K. Rowling non ha certo bisogno di soldi, se ha progettato questo film e ne ha in mente altri è solo perché ha altre cose da raccontare. E per un attore è un privilegio poter lavorare con quella che considero uno dei più grandi narratori dei nostri tempi. Ed è così protettiva verso i suoi personaggi. Tu sai che nelle migliori mani”.
So che ha studiato Jaques Tati per il personaggio di Scamander, ma c'è anche un po' di Chaplin. “Il regista, David Yates, mi ha fatto vedere tutti i suoi film, bellissimi. In realtà quando ho letto di Scamander la prima volta nella sceneggiatura, si parlava di “Keatonesco”, ispirato a Buster Keaton, nel senso che mentre si aggira per le strade di New York deve sembrare completamente diverso da tutti gli altri. Interessante quando l'ho letto: eccitante ma terrorizzante un riferimento così specifico. Abbiamo parlato con Yates di Tati, e di Chaplin. Ho parlato anche con un esperto di animali e da lui ho preso la postura con i piedi a papera perché quando devi avvicinarti a un animale è il modo di fare meno rumore che puoi, stando attento a dove metti i piedi. E questo lo fa sembrare chapliniano nella camminata”.
Nella storia ci sono molti riferimenti politici e attuali: al razzismo, alla paura del diverso, all'ambiente. “Quel che amo di J.K. Rowling è la capacità di affrontare temi profondi ma costruendo storie che incantano un pubblico vastissimo. E poi affronta il tema della segregazione, del razzismo sempre con uno sguardo ottimista a come possiamo cambiare le cose. È sempre piena di speranza”.
Nella vita cosa vorrebbe proteggere? “La democrazia, la mia famiglia”.
Il tema dell'ecologia è importante nel film. “È centrale. È la consapevolezza dell'ecosistema in cui viviamo, quel che abbiamo bisogno per vivere tutti insieme. E poi l'educazione e la comprensione e l'empatia che dobbiamo avere per tutte le creature”.
Una delle scene più divertenti è quella in cui danza per attirare Erumpent, la rinoceronte gigante in calore. “Una lunga storia. Io lavoro con una coreografa, Alexandra Reynolds ho fatto con lei sia “La teoria del tutto” e “The Danish girl”, è una fantastica danzatrice. Quando ho letto sul copione la scena era descritta in due parole: mentre Jacob è inseguito Newt fa la una danza ta-ga-da-ga-da.... Ho visto tutte le tecniche di avvicinamento per animali, ma Alexandra pensava anche a una sorta di danza contemporanea. Mi ha fatto vedere un ballerino olandese che batte i piedi ed è superseducente, ho fatto in una settimana questa prova, l'ho mandata a David che mi ha detto qualcosa come “non è abbastanza seducente” o “non credo che l'Erumpent sarebbe sedotto”. Ma alla fine l'abbiamo portato a casa”.
Com'è stato incontrare J.K. Rowling? “È una donna molto calorosa. Deve sapere che si porta appresso uno status da rockstar per cui istintivamente si porge con umiltà e semplicità. Ma la sua passione, l'amore per i personaggi sono la cosa che mi ha colpito di più. Abbiamo passato ore, anche prima di girare il film, a chiacchierare su tutta la storia di Scamander, da quando è nato nella sua mente a come si è sviluppato. Una passione contagiosa, la sua”.
Quanto spazio c'è per un attore nell'interpretare un personaggio così dettagliatamente concepito? “Uno dei motivi per cui J.K. Rowling è venuta poco sul set è stato proprio per lasciare la libertà creativa, non potevano esserci due capitani, lei e il regista David Yates. Ci avrebbe messo in confusione. David era libero e siamo arrivati con delle idee. Ad esempio in una delle scene iniziali il mio personaggio doveva bagnarsi tutto nella scena di pioggia, ma svolgendosi tutta la storia in due giorni, tutta d'un fiato, avrei dovuto avere i vestiti bagnati per tutto il film. Ho pensato: che dici se la bacchetta si trasforma in un ombrello trasparente? E lui ha detto: bello, facciamolo”.
Pronto per gli altri quattro film? “Innanzitutto speriamo che “Animali fantastici e dove trovarli” piaccia, che sia un successo. Certo mi piacerebbe fare anche altro. Ma le dico una cosa, quando mi chiedono delle scelte di carriera io rido. Sa perché? Perché è già un miracolo avere un ruolo, un lavoro. “The danish girl”, quando mi hanno offerto la parte, stavano tentando di farlo da dieci anni. Non siamo riusciti a realizzarlo se non sulla scia del successo che ho avuto con “La teoria del tutto”. Ti illudi di avere scelta ma sei solo un attore in una lista fatta a seconda del valore che hai sul mercato mondiale”.