Il testimone invisibile

Riccardo Scamarcio non ha dubbi: “Con l’uscita il 13 dicembre rappresentiamo la controprogrammazione rispetto ai giganti delle commedie di questa stagione”. Il thriller psicologico “Il testimone invisibile” lo vede protagonista assieme a Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Frase simbolo del film è: non c’è salvezza senza sofferenza.
Nella trama due le vittime: l’affascinante fotografa Laura (Miriam Leone) e un giovane scomparso su cui si mette sulle tracce la famiglia, in particolare il padre, Tommaso Garri.È il ritrovamento del cadavere della donna a mettere in moto il film: un giovane imprenditore di successo, Adriano Doria (Riccardo Scamarcio), si risveglia in una camera d’albergo chiusa dall’interno accanto al corpo senza vita della sua amante e viene accusato di omicidio. Lui si dichiara innocente e, per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa: i due hanno sole tre ore per preparare la strategia difensiva e cercare la prova della sua innocenza.
Una vera sfida dialettica tra i due, meglio una “sfida di intelligenze”, come osserva Scamarcio, sottolineando come questo incontro sia durato 5 giorni di riprese (delle sei settimane in cui è stato girato il film).Miriam Leone aggiunge: “La bellezza di questo film è che ti porta dove meno te lo aspetti”. Al suo personaggio l’attrice ha cercato “di aggiungere un’innocenza nella colpevolezza, portando un filo di luce nelle zone d’ombra e un filo d’ombra nelle zone di luce. Abbiamo girato in Trentino, in un bosco che ci ha unito come ci ha unito Stefano attraverso i dettagli, nelle battute, nelle luci e nelle ombre di questa storia”. Scamarcio aggiunge: “Questo film mi ricorda “La donna che visse due volte”, si tratta di un thriller dal rigore formale ineccepibile. Eravamo molto rigidi, percepivamo la tensione, il tempo che passava, proprio come i personaggi in scena.”. Il regista Stefano Mordini quasi in punta di piedi si rivolge a questo modello, parlando genericamente di un rifarsi al noir classico americano, con uno sguardo particolare “all’eleganza di un maestro come Hitchcock”. Maria Paiato invece afferma di aver avuto “un approccio volutamente sprezzante al personaggio che doveva essere antipatico. Antipatico è un suggerimento di Stefano, doveva esser veramente così. Ma è funzionale, soprattutto su piccole crepe misteriose del personaggio, che non sono lì per caso. Non è stato facile. È stata come una prima volta avendo un ruolo così centrale. Ma mi ha aiutata il teatro, che è proprio una componente nella storia. E anche Stefano stesso mi ha diretta così, come se fossi a teatro”.
Punto di partenza resta, in ogni caso, il film spagnolo “Contratiempo” che ha dato modo a Mordini di lavorare su un terreno dove nulla era improvvisato, lui che di solito si fa guidare dall’istinto sul set, con tutto ben chiaro al ciak, senza tanti tagli al montaggio, e con una cura meticolosa ai dettagli. Per la produzione è stato un modo per cercare di dare ad un bellissimo film di partenza un’intensità diversa con i talenti italiani. Un’operazione perfettamente riuscita.