Fast and Furious: Hobbs and Shaw

Un'agente dell'MI6, per impedire il furto di un micidiale virus che potrebbe decimare l'intera razza umana, si inietta le capsule della malattia e si dà alla fuga, seminando il micidiale superuomo Brixton. La CIA, per impedire che il virus venga diffuso, si affida agli irruenti ma efficaci Luke Hobbs e Deckard Shaw. I due si detestano, ma il primo non è uno che lascia un caso a metà, soprattutto se ne va del destino del mondo, mentre il secondo è coinvolto negli affetti, visto che l'agente MI6 in fuga è Hattie Shaw, sua sorella minore, inoltre con Brixton ha un conto in sospeso. Luke, Deckard e Hattie stringeranno così una traballante alleanza per sgominare i piani dell'organizzazione Eteon.
Prendere o lasciare: “Fast & Furious: Hobbs & Shaw” non è un film da mezze misure e i personaggi si buttano con tanta nonchalance in azioni apparentemente suicide da far sembrare Ethan Hunt un morigerato e meditabondo agente speciale di Le Carrè. Della saga originale rimangono, oltre ai protagonisti e al loro testosterone fuori scala, il gusto per gli inseguimenti automobilistici folli, una scena in officina e un momento in cui le auto ricorrono al boost del N2O, ossia il protossido d'azoto.
A evitare che il tutto diventi una “festa nostrana” c'è la protagonista femminile interpretata da Vanessa Kirby, new entry già rodata nello spionaggio in “Mission: Impossible – Fallout”, dove però era una sorta di femme fatale, mentre qui il suo ruolo è molto più d'azione. Ovviamente non può competere con due star del genere come The Rock e Statham, che permettono per altro a David Leitch di girare senza eccessivi ricorsi agli stuntmen, mantenendo i personaggi riconoscibili. Leitch aveva saputo fare di Charlize Theron una micidiale assassina in “Atomica bionda” e qui ci riprova con la volenterosa Vanessa Kirby, ma il franchise ha un'estetica diversa, un montaggio più adrenalinico e quindi non aspettatevi lunghi ed elaborati piani sequenza. Nel ruolo del supervillain Brixton, umano ciberneticamente potenziato, troviamo l'aitante Idris Elba, che in tuta nera da motociclista antiproiettile guida una moto capace di straordinarie evoluzioni e flessioni.
Chris Morgan, al soggetto e alla sceneggiatura, è al timone della scrittura della serie dal terzo capitolo e può ormai considerarsi come una sorta di showrunner di Fast & Furious”, qui affiancato dall'inglese Drew Pearce cruciale sia perché il film è in larga parte ambientato a Londra, sia perché rodatissimo nel fondere azione e briosi battibecchi. Il tono di “Fast & Furious: Hobbs & Shaw” è infatti più dalle parti dei Marvel movies rispetto ai precedenti della serie e, anche se non manca il tema cardine della famiglia, qui è giocato sicuramente con più ironia e meno melodramma. Al punto che quando anche Hobbs deve affrontare i propri cari il registro diventa smaccatamente comico e quasi slapstick, con tanto di Big mama che fa volare ciabatte contro i figli indisciplinati.
Nel cast hanno poi piccoli ruoli grandi attori inglesi come Helen Mirren (la madre di Shaw) ed Eddie Marsan. Inoltre partecipano: il canadese Ryan Reynolds che riprende l'agente CIA Locke con i suoi dialoghi assolutamente inappropriati; la mozzafiato messicana Eiza González nei panni della fatalissima Madame M, che meriterebbe uno spin-off tutto suo; il comico afroamericano Kevin Hart nelle vesti di uno sceriffo dell'aria in astinenza da azione.
Le esplosioni non si contano, le scazzottate nemmeno e neppure le battute, che siano insulti tra i due protagonisti oppure frasi di retorica appiccicaticcia a cui il copione non sa e forse non vuole resistere, assecondando lo spirito in fondo anche trash dell'operazione. Lo spettacolo la fa da padrone e il parossismo di mascolinità arriva al vertice nel climax: un tripudio di ralenti con micidiali colpi di arti marziali accompagnati da un assortimento di smorfie e grugniti. Di fronte a una così spassionata e fiera tamarraggine, dove anche le canzoni in colonna sonora non hanno nulla di sottile, crolla ogni resistenza intellettuale. I produttori sono certi che il pubblico abbraccerà il film con genuino entusiasmo: non mancano infatti di lasciare la trama aperta a proseguimenti e insistono con le battutacce fino al termine di tutti i titoli di coda.