Crudelia

Alla fine di “Crudelia”, il nuovo live action Disney in uscita al cinema, ascoltiamo Sympathy fo the Devil, dei Rolling Stones: “Per favore permettetemi di presentarmi. Sono una persona facoltosa e di buon gusto. Sono stata in giro per molti molti anni, ho rubato anima e fede di molti uomini”. Non esiste modo migliore per tratteggiare la protagonista del film. Sì, Crudelia De Mon (così conosciamo in Italia la villain de “La carica dei 101”, in originale Cruella De Vil, come viene nominata nel film), una persona di buon gusto lo è stata sempre, facoltosa non da subito. Chi ha visto il famoso film d'animazione della Disney sa bene, più che l'anima, che cosa aveva intenzione di rubare. Ma la canzone di Mick Jagger e soci ci spiega bene che cosa sia questo nuovo film. È una storia che ci aiuta proprio nella comprensione del Diavolo. Come accadeva con un film molto interessante come “Maleficent”, la Disney prende ancora una volta una cattiva da antologia e ci racconta la sua storia, per farci capire che, in fondo, tanto cattiva non è. “Crudelia”, nelle mani di Craig Gillespie e con il volto di Emma Stone, diventa allora un romanzo di formazione, o, se preferite, l'origin story di un villain. E, dai cartoni animati per bambini, sposta il target verso lo young adult, grazie al personaggio di Emma Stone, e anche ai più adulti, grazie a una colonna sonora e a un'ambientazione che viaggiano in vent'anni di rock.
La storia di “Crudelia” inizia nel 1964. Estella è una bambina che nasce con i capelli metà bianchi e metà neri. E così è la sua anima. Ha dentro di sé un lato più buono e un altro più cattivo, più riottoso. Insomma, a momenti è Estella, a momenti è Cruella. A scuola la sua natura si manifesta spesso, colpa anche dei bulli che la mettono sempre situazioni da cui uscire litigando. Quando la madre decide di farle cambiare aria, e portarla a Londra, fa prima tappa in un palazzo molto elegante, perché deve parlare con qualcuno. È qui che Estella/Cruella viene attaccata da tre cani, di razza dalmata. Insomma, l'avversione per quei cani parte da qui. Una volta arrivata a Londra conosce due ragazzini, con cui metterà su una banda di furfanti. Ma riuscirà anche a lavorare per la Baronessa, la stilista più in voga di una Londra, che, nel frattempo (siamo negli anni Settanta) sta per vivere la rivoluzione punk.
Come in “Maleficent”, il film riesce a prendere un personaggio che era bidimensionale, e non solo perché era un cartone animato in 2D, e lo trasforma. Una volta i cattivi non interessavano davvero, erano solo funzionali alla storia, un ostacolo al percorso dell'eroe. Da tempo, da Darth Vader ad Hannibal a Joker e continuate voi la galleria, abbiamo capito che i cattivi sono i più interessanti. Anche per questo la Disney sta riscrivendo alcuni dei suoi personaggi. E allora qui andiamo a fondo nella storia di Crudelia, nella sua infanzia, nei suoi turbamenti, nei suoi conflitti. La cattiveria, la moda, i cani. La sua anima è tutta lì, nell'infanzia e nell'adolescenza. “Crudelia” diventa allora un romanzo di formazione, l'origin story di un villain, ma anche di un eroe. Perché Crudelia, in fondo, è solo una ragazza con un sogno, una che non vuole che le si dica che non il suo sogno non può realizzarsi. Ed è qui che l'identificazione con tanti ragazzi e ragazze può scattare. Non si tratta nemmeno più di dire: “non sono cattiva, è che mi disegnano così”. Si tratta di dire “se sono cattiva, è perché mi ci hanno portato”. Assistendo alla vita di Crudelia, da bambina ad adolescente scapestrata, fino alla sua ascesa alla fama, capiamo che è una ragazza che ha sempre dovuto subire delle angherie, e che ha sempre dovuto cavarsi dagli impicci da sola. E la sympathy for the devil, l'empatia con il diavolo, scatta automaticamente. Crudelia è un po' come Hannibal Lecter, che non consideriamo poi così cattivo perché intorno a lui sono tutti più cattivi. È come Catwoman, per come si muove felina e selvatica mentre irrompe nella festa della Baronessa. È punk e situazionista, sono i Sex Pistols che incontrano il Joker. È una che non vuole essere invitata alle feste. Vuole avere il potere di farle fallire.
La Crudelia di Emma Stone è una sorta di Vivenne Westwood, una stilista che, negli anni Settanta, da autodidatta seppe rompere i canoni della moda e sfidare l'establishment. Craig Gillespie e il suo comparto artistico - che fa un lavoro eccezionale - la disegnano come una rockstar: gli iconici capelli bianchi e neri, ma anche gli occhi bistrati su un fondotinta bianco. Con quegli occhi verdi enormi e distanti (sì, sono distanti e sono bellissimi), con il suo sorriso e quel modo irresistibile di increspare gli angoli della bocca, Emma Stone è una Crudelia affascinante ed efficace, che ci porta subito dentro la storia. L’attrice si muove benissimo in un mondo creato ad arte per lei. É una Londra immaginaria, la Londra degli anni Settanta, sfumata tra quella del glam rock e quella del punk rock, ma in una sorta di realtà aumentata, come se fosse filtrata dallo sguardo di un Tim Burton. Il film è a tratti irresistibile nel ritmo e nella colonna sonora, che va dai Rolling Stones e i Doors ai Clash e Blondie. Con il momento topico dato dall'esibizione di Artie, stilista amico di Crudelia (in italiano con la voce di Damiano dei Maneskin, freschi vincitori dell'Eurovision) sulle note di I Wanna Be Your Dog, classico degli Stooges di Iggy Pop. D'altra parte, parliamo di punk rock, ma anche di cani... Il regista Craig Gillespie ha anche il pregio di portare con sé Paul Walker Hauser, sempre bravissimo, e di regalare a Emma Thompson il ruolo della grande antagonista, la Baronessa. I momenti in cui è in scena accanto alla protagonista ricordano quelli de “Il diavolo veste Prada”, a tratti fin troppo.
Insomma, sarà un personaggio in bianco e nero, ma la nuova Crudelia è davvero sfaccettata. Come cantano gli Stones in un'altra canzone che ascoltiamo qui, She's Like The Rainbow. Lei è come l'arcobaleno.