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Doctor Strange nel Multiverso della follia

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Arrogante, egocentrico, presuntuoso. Il neurochirurgo Dr. Stephen Strange non è il solito supereroe. Torna di nuovo con le sembianze di Benedict Cumberbatch nell’avventura “Doctor Strange nel Multiverso della Follia”, per affrontare, con l’aiuto di alleati vecchi e nuovi, le pericolose realtà alternative dell’universo. Mostri ciclopici inclusi. Nel cast Chiwetel Ejiofor (Mordo), Elizabeth Olsen (Wanda), Benedict Wong, Rachel McAdams oltre che la giovanissima Xochitl Gomez nei panni di America Chavez. Il tutto diretto dal maestro dell’horror-thriller Sam Raimi: produttore di “Xena - Principessa Guerriera” e “The Grudge”; lo stesso Raimi che aveva già diretto l’oscuro “Darkman” e la prima trilogia di Spider-Man con Tobey Maguire.

Due info storiche sul personaggio Doctor Strange, per chi si fosse distratto in questi anni: il fumetto fu creato nel 1963 da Steve Ditko e Stan Lee; 53 anni dopo, nel 2016, come parte integrante del MCU, il popolarissimo Universo Cinematografico della Marvel, è arrivato il primo film interamente dedicato a lui, intitolato semplicemente “Doctor Strange”, di cui ora esce appunto il sequel.

Raimi, eccola, 15 anni dopo la conclusione della sua trilogia su Spider-Man, di nuovo nell’Universo Marvel. Perché questa scelta? “Quando il produttore Kevin Feige ha annunciato di voler aggiungere un elemento horror in Doctor Strange, la cosa mi ha incuriosito molto. Poi quando mi hanno detto che mi chiamavano Mister Macabro ho capito che forse era l’occasione buona per ritornare dietro la macchina da presa. Horror e suspense sono sempre stati gli aspetti più divertenti ed interessanti del mio cinema. Sembrerà banale e infantile, ma un altro dei motivi per cui ho voluto girare Doctor Strange è perché... è un mago. Sin da piccolo ho sempre amato maghi, prestigiatori, illusionisti, tanto che mi sono spesso offerto come mago per feste, compleanni e matrimoni vari. L’idea di poter essere in grado di creare illusioni è senz’altro un potere degno di qualsiasi supereroe”.

Cosa la affascina della storia di Stephen Strange? “Sono stato un grande fan del primo film. Scott Derrickson, il regista, ha fatto un ottimo lavoro e Benedict ci ha regalato una performance incredibile. Ci siamo trovati di fronte a un personaggio atipico rispetto allo standard dell’eroe Marvel, un signore elegante, esile, non così giovane, definito maestro della magia nera e votato ad avventure dove lo scontro con l’avversario non si risolve sul piano della bruta forza fisica ma su quello della scaltrezza e del sovrannaturale. Era un film davvero intelligente e interessante, hanno studiato bene il modo in cui ci hanno dato un piccolo assaggio del pensiero e della religione orientali combinati con l’immagine del supereroe, davvero diversa da tutti gli altri film Marvel. Quindi, una volta arrivata l’offerta da Kevin Feige, ho pensato che sarebbe stata davvero una bella sfida, anche se era passato molto tempo dall’ultima volta che avevo realizzato un film di supereroi. Volevo vedere se sarei riuscito a sorprendermi”.

Che cosa è esattamente il Multiverso? “Il primo film di aveva aperto la mente a numerose possibilità metafisiche. Stavolta con “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” andremo oltre, viaggiando attraverso diverse realtà nel Multiverso, che di base sono universi paralleli infiniti, dove ogni universo ospita tutto ciò che già esiste, ma in una realtà diversa. Immagina molte versioni diverse di te stesso che vivono in diverse versioni della realtà che conosci, conducendo vite diverse con risultati diversi da quella che stai vivendo... Doctor Strange quindi vede e conosce le varie versioni di se stesso che popolano il Multiverso. Da qui la domanda: le sue azioni corrispondono all’identità che avrebbe il dottor Stephen Strange in qualsiasi universo? O magari ogni Doctor Strange può essere l’eroe del suo nemico o il nemico del suo eroe? Chi è il nostro Dottor Strange nel Multiverso? Mica male come possibilità narrativa!”.

Quindi ad affascinarla e convincerla sono state le possibilità narrative infinite che offriva un film del genere? “Un film come “Spider-Man: No Way Home” ha dato il la a questo tipo di realtà multipla. Kevin (Feige) e gli studios Marvel hanno capito che si erano spalancate le porte al Multiverso, e di conseguenza ci si aspettava un film enorme, grandioso, perché non solo doveva dipingere un quadro accurato del nostro universo, ma anche di un altro e di un altro ancora. Una cosa è costruire un mondo, ma un’altra è costruire un universo intero. È stata una sfida snervante e massacrante, e ha richiesto squadre di artisti davvero grandiosi, veri e propri geni nei rispettivi settori, che i Marvel Studios mi hanno messo a disposizione senza battere ciglio. E la nostra visione (cinematografia, costumi, set, make up, colonna sonora) è stata pensata proprio con lo scopo di far credere al pubblico che stia veramente facendo un viaggio attraverso più universi”.

In che modo il Multiverso influenza l’arco narrativo dei personaggi? “Nel Multiverso ci sono versioni alternative di tutto e tutti che offrono quindi ai personaggi un’opportunità unica di incontrarsi e vedere dove hanno sbagliato e dove invece hanno fatto scelte opportune, scoprire che difetti hanno e se possono correggerli, e via di seguito. I film di supereroi offrono di base al pubblico la possiblità di vedere se... facendo meglio di quello che abbiamo fatto, possiamo diventare persone migliori, ecco perché trovo interessante l’intero concetto del Multiverso”.

Gran parte del successo del Marvel Cinematic Universe e dei suoi film è dovuto all’amore che i fan dimostrano proprio nei confronti dei personaggi. “I fumetti Marvel sono sempre stati eccellenti sia dal punto di primato editoriale che di capacità di scrittura di Stan Lee e dei team che lo hanno seguito, tutti capaci di dipingere personaggi complessi, veri, che fossero i cattivi della situazione, i coraggiosi o i codardi, per non parlare del dramma vero e proprio ispirato da relazioni padre-madri-figli, in cui il pubblico si identifica. Le stesse relazioni che la Marvel ha usato in maniera personale per dare una ricchezza di profondità del personaggio e vere emozioni mai viste prima di allora, sulle quali costruire l’universo film dopo film, usando grandi registi, grandi narratori, grandi attori”.

E a proposito di personaggi, come ha scelto di presentare America Chavez nel Marvel Cinematic Universe? “Diciamo subito che America Chavez è il primo supereroe di provenienza latina nel mondo Marvel. Scegliendo la giovane Xochitl Gomez hanno mantenuto la promessa fatta di maggior inclusione fra i suoi personaggi, di rispecchiare la società in cui viviamo, per restituire modelli di esempi multiculturali alle nuove generazioni. Senza rivelare segreti della storia, posso dirvi che ci verrà presentata la sua storia, quella di un’adolescente che impara a fidarsi di se stessa; scopriremo alcune sue verità, tipo il fatto che grazie ai suoi superpoteri è in grado di viaggiare fra diverse realtà, cosa che viene utile al nostro Strange quando si ritrova nei guai dopo aver pasticciato con l’universo durante “Spider-Man: No Way Home”, ma non voglio rivelare troppo della sua storia complessa e ricca, visto che il suo ingresso non farà altro che...”. 

Ma a questo punto un addetto alla comunicazione della Disney gli mette una mano davanti alla bocca e gli fa cenno che ha detto troppo. Per sapere altro bisogna andare al cinema.

Scheda film: Doctor Strange nel Multiverso della follia

  • Nazione: USA
  • Anno: 2022
  • Genere: Azione
  • Durata: 128'
  • Regia: Sam Raimi
  • Cast: Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Rachel McAdams, Chiwetel Ejiofor, Benedict Wong