NEWS

Spiral - L'eredità di Saw

nome-immagine

Occhio per occhio, dente per dente. La legge del taglione sembra farla da padrona nel nuovo film horror destinato a regalarci dei sani brividi in questa calda estate. C'è un nuovo assassino in città e sembra riproporre i sadici giochi di Saw. Ma la sua, stavolta, sembra essere una vendetta ben precisa. E l'obiettivo sono dei poliziotti. Lo capiamo da subito, quando un agente, inseguendo quello che sembra un borseggiatore durante una festa il 4 di luglio, finisce catturato. Viene appeso nel tunnel della metropolitana, con un marchingegno che gli blocca la lingua. Per liberarsi, e avere salva la vita, dovrà azionarlo e tagliarsi quella lingua con cui, ci dice da uno schermo il suo aguzzino, ha spesso spergiurato e fatto falsa testimonianza per incastrare criminali a suo piacimento. Saw è tornato? O è qualcuno che si muove sui suoi passi, ma con un altro fine? Il nuovo pericolo pubblico ce lo spiega subito, si tratta di vendetta. E ve lo spieghiamo subito anche noi. “Spiral - L'eredità di Saw” è un film che funziona. È un nuovo inizio, uno spin-off più che un reboot: le torture ci sono ancora, ma tutto è in funzione di un film tra il thriller e il poliziesco vecchio stile.

Una volta che è chiaro che la prima vittima è un poliziotto, il caso viene affidato a Zeke Banks (Chris Rock), uno che quell'agente lo conosceva bene. Zeke, in quel distretto di polizia, è un po' l'ultima ruota del carro. Figlio di un poliziotto dalla carriera eccezionale, Marcus Banks (Samuel L. Jackson), Zeke ha vissuto nella sua ombra, ha fatto scelte sbagliate, si è dimostrato non all'altezza. Nel suo dipartimento viene trattato con sufficienza. Ma stavolta il caso è suo. Il capitano Angie Garza gli assegna la missione, e gli affianca un giovane collega William Schenk. Ma, nel frattempo, i poliziotti cominciano a cadere in trappola uno a uno, come in Dieci piccoli indiani.

“Spiral - L’eredità di Saw” è qualcosa di molto diverso dalla fortunata serie di film horror iniziata con il film del 2004 diretto da James Wan, che qui è in veste di produttore, e durata per ben 8 film. Dove i film di Saw erano claustrofobici, tutti girati in interni, concentrati quasi esclusivamente sulle torture, il nuovo film di Darren Lynn Bousman (già alla regia di tre capitoli della saga) ha un respiro più ampio e un racconto più strutturato. Funziona come un poliziesco, un po' alla “Seven”, un po' con l'atmosfera di serie storiche di ambiente poliziesco. Ci piace l'idea di trovarci in quei distretti di polizia vissuti, fumosi e sporchi, dove i poliziotti, prima che contro il crimine, sono in lotta tra loro. E anche con se stessi e i propri fantasmi. La parte di detection, che occupa gran parte del film, lo rende avvincente e interessante da seguire. I momenti delle torture, i sadici giochi per cui è famosa la serie, ci sono, sono parte integrante della storia, ma non prendono il sopravvento. “Spiral - L’eredità di Saw” è un film che comincia con una leggera dose di ironia, per non gettare subito sul pubblico il nero che è in arrivo. Ma, man mano che il film procede, proprio come una spirale si avvolge facendoci precipitare in un mondo sempre più cupo e pericoloso.

Se c'è una lieve dose di ironia - di solito assente nei film di Saw - a stemperare la tensione il merito, oltre che della scrittura, è di Chris Rock, che porta in scena il protagonista, Zeke, restando sempre in bilico tra un registro più drammatico e un tono più ironico, beffardo. È un gioco difficilissimo, ma funziona: Zeke è una persona provata dalla vita, ma conserva una sua dose di ironia. Il dialogo con cui entra in scena, su “Forrest Gump”, è degno di Tarantino. Accanto a lui c'è Samuel L. Jackson che usa il suo registro di sempre, che va bene per tutte le stagioni. È presente in poche scene, ma è un personaggio chiave. E, sì, un paio di "motherfucker" in alcune scene li assesta a dovere. Jackson interpreta il padre di Zeke, mentre il suo assistente è Max Minghella che è in grado di dare ai suoi personaggi sfaccettature impercettibili, con la sua recitazione sempre misurata e il suo lavoro di sottrazione. In un mondo di uomini, c'è anche Angie, fiero capitano della polizia, interpretata da Marisol Nichols elegante, bella e fiera. Una sorpresa, che speriamo di rivedere presto.

La spirale è il simbolo di questo nuovo inizio della storia. E, accanto a essa, c'è un'altra immagine, una testa di maiale, quella che l'assassino usa per comunicare. È montata su un pupazzo e si muove come un burattino (attenzione, non trascurate questo particolare). La spirale, sentiamo dire, è simbolo di cambiamento, evoluzione, progresso. E in questo concetto ci sarà il significato della missione dell'assassino. È un cambiamento e un'evoluzione anche questo “Spiral - L’eredità di Saw”, un film molto diverso dai precedenti. Il finale pazzesco, brusco, e riuscitissimo, è allo stesso tempo una degna conclusione del film, e anche la possibile apertura a un probabile sequel. Nel libro di Saw (“Spiral: From the Book of Saw” è il titolo originale) c'è una nuova storia. E merita di essere raccontata.